Berne sviluppò l'Analisi Transazionale come risposta alla chiusura del mondo psicoanalitico nordamericano degli anni 50 del secolo scorso, al quale apparteneva, che era conservativamente arroccato sul modello pulsionale classico e della psicologia dell'Io e scettico rispetto agli sviluppi della scuola inglese delle relazioni oggettuali, delle scuole americane interpersonali ed intersoggettive, della psicologia del Sé, oggi incluse nei moderni orientamenti psicoanalitici relazionali. Amava integrare, e diffondere al mondo il benessere. Sin dall'inizio sognò una psicoterapia 1) scientifica, integrata con le neuroscienze, basata su modelli neurali del funzionamento mentale e sulla ricerca; 2) aperta all'integrazione teorica e metodologica con i modelli emergenti di psicoterapia, anche di matrice non psicodinamica, come gli allora nascenti modelli comportamentali e cognitivi; 3) chiarissima da insegnare, apprendere, sviluppare, supervisionare, anche nella modalità dell'autoformazione; 4) disponibile a tutte le fasce sociali della popolazione ed aperta agli ambiti applicativi educativi, organizzativi e del benessere mentale, con interventi modulari e integrati dal breve al lungo termine. Rigore teorico, metodologico, di ricerca e di sviluppo sono il suo lascito scientifico, bruscamente interrotto da una prematura morte. Dalla ricerca empirica e dal conseguente sviluppo teorico discendono oggi trattamenti manualizzati ed empiricamente supportati per la cura dei comuni disturbi mentali (come ansia e depressione), dei disturbi di personalità, dei disturbi psicotici.